Breve promemoria sul candidato rivoluzionario che raddrizza i torti (e anche i disabili)

di TONIO ATTINO

Il nuovo campione della politica italiana di nome Roberto, di cognome Vannacci e di professione generale dell’Esercito italiano si è preso negli ultimi tempi i titoli dei giornali e dei telegiornali spiegandoci il mondo, la vita, il futuro. Non è poco. È partito dai gay e, passando dai neri e dagli immigrati, è finito agli studenti disabili, proseguendo poi variamente tra il machismo («sono nato testosteronico»), gli scontri tra studenti e polizia («la polizia non manganella gli studenti, sono loro che si mettono in condizione di essere manganellati») e l’appello rivoluzionario alle masse: «Al vostro segnale scateneremo l’inferno».

Si arguisce che il soggetto, piuttosto esuberante e soprattutto candidato con la Lega di Salvini al parlamento europeo (si vota l’8 e il 9 giugno, c’è ancora tempo per spararle grosse), potrà riservarci altre belle sorprese. Sicuramente una delle più significative affermazioni del repertorio ha riguardato gli studenti disabili.

Poiché sta per concludersi l’anno scolastico e poi ne comincerà un altro e poi un altro ancora, qui dobbiamo idealmente infilarci un segnalibro. È bene ricordare. Ha detto Vannacci parlando al quotidiano La Stampa (28 aprile 2024): «Credo che delle classi con “caratteristiche separate” aiuterebbero i ragazzi con grandi potenzialità a esprimersi al massimo, e anche quelli con più difficoltà verrebbero aiutati in modo peculiare». Poi ha puntualizzato: «Un disabile non lo metterei di certo a correre con uno che fa il record dei cento metri. Gli puoi far fare una lezione insieme, per spirito di appartenenza, ma poi ha bisogno di un aiuto specifico. La stessa cosa vale per la scuola. Chi ha un grave ritardo di apprendimento si sente più o meno discriminato in una classe dove tutti capiscono al volo? Non sono esperto di disabilità, ma sono convinto che la scuola debba essere dura e selettiva, perché così sarà poi la vita».

Quando è stato sommerso dalle critiche, il generale ha replicato con il consueto «le mie parole sono state fraintese». Candidato in forza delle sue imprese di polemista e di scrittore (è autore del discusso libro Il mondo al contrario), il generale Vannacci dovrebbe sapere in anticipo, quando parla, di che cosa parla, benché, in linea generale, questo in politica non sia obbligatorio.

Ecco, la scuola e i disabili, vediamo un po’. Vannacci dovrebbe sapere che oggi un ragazzo o una ragazza disabili non corrono i cento metri come gli altri studenti. Possono correrne ottanta, settanta o novanta, con un percorso didattico personalizzato e degli obiettivi predeterminati stabiliti in base alla diagnosi stilata da un’équipe medica. Quando la disabilità è così grave da non consentirgli la “competizione”, allo studente viene riservato un percorso didattico differenziato che non conduce a un titolo di studio finale ma a una certificazione che ha un valore platonico. In entrambi i casi gli studenti con disabilità vengono seguiti da docenti di sostegno e condividono la stessa classe, le lezioni, la ricreazione, i giochi con i ragazzi cosiddetti normodotati, i quali a loro volta possono scoprire che il mondo non è fatto solo di paracadutisti, di centometristi e di saltatori nel cerchio di fuoco. Dovrebbe essere questa l’inclusione. Fino a una cinquantina di anni fa non era così.

Le scuole speciali e le classi differenziali, in cui venivano collocati non necessariamente i disabili (anche chi aveva teoricamente difficoltà a integrarsi con gli altri), furono abolite soltanto nel 1977. Da allora, lentamente, le scuole hanno tentato di aprirsi ai disabili, presentati via via con definizioni sempre meno offensive. Prima erano minorati, menomati, disadattati, subnormali, poi sono diventati ritardati, handicappati, poi disabili, diversamente abili, infine (oggi) portatori di disabilità.

Potremmo ricordare al generale rivoluzionario che secondo i dati dell’Istat nelle scuole italiane ci sono quasi 338mila alunni con disabilità (il 4,1% del totale degli iscritti) e solo il 40 per cento degli istituti sono accessibili agli studenti con disabilità motoria. Qualcuno vuole occuparsene?

L’Italia avrebbe bisogno non tanto di soggetti spiritosi o provocatoriamente controcorrente, quanto di persone in grado di proporre cose realizzabili, sensate, utili. Non pare questo il caso. Abbiamo tuttavia una certezza: il generale Vannacci verrà incluso nella categoria degli europarlamentari. Purtroppo, è una forma di inclusione che non cambierà nulla, se non per lui.

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