di TONIO ATTINO
“Drogato”. “Ritardato”.
Nella corsa a chi è più strampalato e in fondo un po’ pericoloso per i destini del genere umano, tre soggetti piuttosto famosi stanno gareggiando ogni giorno descrivendosi vicendevolmente senza troppi sottintesi.
Donald, Elon e Steve sanno di che parlano: si conoscono bene. Poiché sono abbastanza distanti da noi – poco o meno di ottomila chilometri – potremmo fregarcene, ma si dà il caso che tutti e tre sono vicini alle nostre fortune (e alle nostre sventure) più di quanto si possa immaginare. Così, pur non avendo alcun titolo se non quello di vivere sul pianeta Terra come loro, ce ne occupiamo fugacemente per fare un breve riepilogo.

Steve, cioè Steve Bannon, 71 anni, ex banchiere ed ex ufficiale di Marina, è stato anche produttore, regista e sceneggiatore a Hollywood. Nel 2022 fu condannato a quattro mesi per oltraggio al Congresso statunitense essendosi rifiutato di testimoniare davanti alla commissione di inchiesta sull’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 (5 morti e 140 feriti), condotto da una folla di sostenitori di Trump con l’obiettivo di rovesciare l’esito delle elezioni presidenziali, vinte da Biden. Stratega ed ex consigliere del presidente Trump, Bannon ha definito Elon, cioè Elon Musk, 53 anni, sudafricano, imprenditore patron di Tesla, uomo più ricco del mondo, nonché consigliere dimissionato recentemente dal presidente degli Stati Uniti, “un immigrato illegale” che fa uso di droghe.
Musk ha replicato definendo Bannon semplicemente “un ritardato allo stato puro” ricordando a Donald, cioè Donald Trump, 78 anni, ricchissimo imprenditore al suo secondo mandato di presidente degli Stati Uniti, che senza la sua presenza non sarebbe mai stato eletto, minacciando di fondare un nuovo partito politico “che rappresenti l’80 per cento della popolazione”. Gli ha poi riservato qualche frecciatina diciamo salace: ha accostato per esempio il suo nome a quello di Jeffrey Epstein, miliardario accusato di abusi sessuali su minorenni e suicida in carcere nel 2019. Trump si è detto deluso da Musk, “genio” al quale aveva affidato il Doge, cioè il il dipartimento per l’efficienza del governo, affinché potesse licenziare o spingere alla porta 260mila dipendenti pubblici, e ha annunciato a sua volta che potrebbe tagliare i contratti stipulati con le sue aziende: “Riesamineremo tutto, sono un sacco di soldi”. Dopo averlo scelto come consigliere e avergli garantito qualche beneficio, Trump ha annunciato “gravi conseguenze per Musk se dovesse finanziare candidati democratici” sottolineando che “ha mancato di rispetto alla presidenza”. Curiosità collaterale: il presidente ha deciso di sbarazzarsi della sua Tesla rossa, auto che aveva esibito orgogliosamente per regalare all’amico (ex amico) uno spot planetario. Può bastare?

A questa girandola di accuse non ci sarebbe molto da aggiungere, se non fosse per il dettaglio che uno starnuto di questi signori può rialzare o affondare i titoli azionari delle Borse di mezzo mondo e una dichiarazione in più o in meno può spostare giganteschi capitali. Resta la consolazione un po’ magra che alla fine fanno ridere. Così se un tempo potevamo considerare il grande attore Leslie Nilsen, nei film demenziali della serie Scary Movie, come la parodia del presidente degli Stati Uniti d’America (vedi in basso), attualmente possiamo tranquillamente considerare il presidente degli Stati Uniti d’America come la parodia di Leslie Nielsen. Scegliete voi chi è più divertente e, soprattutto, chi fa meno danni.
(Le immagini sono state realizzate con ChatGPT)