di TONIO ATTINO
Gli eventi mi inducono a pensare che tra mezzo secolo i miei eredi potrebbero venire a conoscenza – non ne sono sicuro, ma non posso escluderlo – del fatto che qualcuno mi abbia candidato al premio Nobel, ovviamente a mia insaputa. Non so per quale merito, ma con un po’ di inventiva un pretesto si trova. Anche Hitler nel 1939 fu candidato al Nobel per la pace e dopo di lui Stalin due volte, nel 1945 e nel 1948. Non essendo all’altezza di due cosi sontuose personalità, potrei essere stato candidato per l’uso del divano come risoluzione dei conflitti. D’altra parte il premier israeliano Netanyahu, mentre radeva al suolo Gaza con tutti i suoi abitanti, ha candidato al Nobel per la pace il suo alleato Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d’America, il quale, dopo avere proposto di trasformare Gaza in un gigantesco resort, previa rimozione delle macerie nonché degli abitanti (vivi e morti), ha bombardato l’Iran seguitando a parlare della pace tra Russia e Ucraina, tra Putin e Zelenskyy. I quali a loro volta, peccato, non riescono proprio a mettersi d’accordo nonostante questo diffuso, inguaribile pacifismo.
Tornando al Nobel, la faccenda è più o meno questa, ma sicuramente lo sapete già. Solo le istituzioni autorizzate o docenti universitari – così pare funzioni – hanno la possibilità di proporre un nome per il Nobel, ma le candidature (insomma i non vincitori) possono conoscersi soltanto dopo mezzo secolo. È questa la ragione per la quale ogni tanto viene fuori qualcuno di imprevedibile che si dice sia stato candidato al Nobel: io ne conosco almeno uno, ma mi pare superfluo parlarne prima del 2075. D’altra parte è poco probabile che qualcuno segni in agenda di fare tra cinquant’anni una telefonata al Comitato Norvegese per il Nobel. Proprio per questo, comunque vada, io ve l’ho detto e ho diligentemente trasmesso il sospetto agli eredi.