Le “divertenti” manovre per non perdere dieci consiglieri regionali e aggirare la legge. La popolazione è in calo, ma i partiti non si fanno domande sul perché. Molto più semplice tutelare se stessi. In dieci anni hanno lasciato la Puglia quasi 135mila giovani, il 14,1 per cento
di TONIO ATTINO
In questo periodo la politica regionale della Puglia è impegnata in una battaglia che ha un obiettivo chiaro e rilevantissimo: salvare la poltrona di dieci consiglieri. La Puglia dovrebbe rinunciarvi perché la sua popolazione è scesa al di sotto dei 4 milioni. Il meccanismo è semplice. La legge prescrive che vi siano cinquanta consiglieri se una regione ha dai quattro ai sei milioni di abitanti, quaranta se la popolazione è al di sotto dei quattro milioni. La Puglia è in questa seconda fascia: ha 3,9 milioni di abitanti. La popolazione è in calo.
La politica dovrebbe prendere atto che le cose sono cambiate. Ma è sempre difficile prendere atto. Così, invece di domandarsi perché mai perché i pugliesi partano e i giovani, come negli anni Sessanta, vadano a cercare lavoro altrove (nel decennio 2014-2024, secondo l’associazione artigiani e piccole imprese Cgia di Mestre, hanno tolto il disturbo in 134.701, il 14.1 per cento), i politici tentano di raddrizzare i conti con artifici piuttosto divertenti. Un emendamento al decreto Milleprogoghe, presentato da Forza Italia al Senato, è stato dichiarato improcedibile dalla presidenza della commissione Affari Costituzionali, sicché il deputato forzista Mauro D’Attis, salentino, lo presenterà alla Camera ma all’interno della discussione sul decreto Pubblica amministrazione. L’emendamento, ha spiegato il cronista Francesco Strippoli sul Corriere del Mezzogiorno, “prevede che non si dia luogo alla diminuzione dei consiglieri nel caso in cui lo scostamento di popolazione, rispetto alle soglie indicate dalla legge del 2011, sia inferiore al 5%”.
Così la Puglia tornerebbe ad avere cinquanta consiglieri regionali. Analogamente, il gruppo consiliare di Azione – maggioranza di centrosinistra della Regione Puglia – propone, modificando la legge elettorale, l’incompatibilità tra assessore e consigliere e l’istituzione della figura del consigliere supplente. Subentrerebbe al consigliere titolare se nominato assessore. Sicché, essendo otto gli assessori scelti dal consiglio, il numero dei consiglieri, oplà, salirebbe dai 40 ai 48. Non c’è nulla che possa appassionare i cittadini alla politica più di questi giochi di prestigio, in un Paese costantemente in campagna elettorale che punta sempre, candidandoli o nominandoli a qualcosa – a destra, a sinistra e al centro – su mogli, mariti, fratelli, sorelle e fidanzate.
La Puglia amata dai turisti perché ricca di mare, campagne, borghi e con una stupenda offerta gastronomica, dovrebbe attrarre. Ma in dieci anni ha perduto 180mila residenti, l’equivalente di una città grande quanto Taranto. Domanda: perché quello che si è fatto fino ad oggi con cinquanta consiglieri, non si può fare domani con quaranta? La domanda è logica, ma ingenua. Appartiene a chi non capisce nulla di politica, cioè a chi vota sempre di meno. Chi invece ne capisce, si occupa degli emendamenti.
