
“Bisogna chiudere tutto”. Bisogna “tornare alla normalità”. Il quotidiano la Repubblica ha calcolato, offrendo a corredo un significativo video, che dal 27 febbraio a oggi 16 aprile Matteo Salvini ha più volte cambiato idea sull’emergenza Coronavirus manifestando la solita lineare confusione. Dire che la soluzione all’emergenza è lasciare il popolo in casa – quindi giustificando la chiusura di negozi, fabbriche e scuole – sembra un po’ diverso dal sostenere che sarebbe il caso di riaprire tutto, ma in realtà non c’è nulla di strano e soprattutto nulla di nuovo. Solo un genio del calibro del leader leghista può dire ogni giorno una cosa diversa da quella detta il giorno precedente contando sulla prevedibile velocità con cui gli italiani, apprezzando o disprezzando una dichiarazione istantanea, dimenticano il passato anche recentissimo. Non fosse stato così, Salvini non avrebbe insultato per anni gli italiani del Sud riuscendo poi a blandirli e a conquistarne i voti mentre nel ventre della Lega purificatrice sparivano 49 milioni di euro di soldi pubblici. Onestamente, c’è poco da fare, se non attendere che la memoria corta faccia dimenticare agli italiani anche Salvini. Sarà un processo naturale, del tutto involontario, sicuramente più lungo dell’emergenza Coronavirus.