Dopo il record di non votanti alle elezioni regionali, la proposta di de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, mentre il quotidiano di casa Caltagirone reclamizza in prima pagina la singolare penitenza della presidente del Consiglio
di TONIO ATTINO
Per la serie “incredibile ma vero” Ferruccio de Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, ha proposto di sanzionare chi non vota perché “l’astensione pesa troppo nell’urna e finisce per inquinare la competizione”. Lo ha spiegato al Fatto Quotidiano due giorni fa, intervistato da Antonello Caporale. Le ultime elezioni regionali in Veneto, Campania e Puglia (ha votato poco più del quaranta per cento) devono averlo convinto che l’unico modo per avere una seria democrazia non è convincere gli italiani a votare come facevano in passato (negli anni Settanta erano più del doppio di oggi), ma portarceli con la forza affinché, per esempio, possano votare il centrodestra di Giorgia Meloni o in alternativa il centrosinistra di Elly Schlein, anche quando l’elettore dovesse ritenere che non sia una grande alternativa votare l’una oppure l’altra.
Anziché domandarsi perché l’affluenza alle urne sia precipitata in qualche decennio ed eventualmente offrire suggerimenti per rendere la politica più interessante, utile, coinvolgente, un osservatore attento come de Bortoli arriva viceversa alla conclusione che soltanto la sanzione possa costringere gli italiani a essere realmente democratici, come se il non-voto non sia esso stesso un voto. Se un elettore decide di non votare non esprime in fondo una scelta?
Bisognerebbe introdurre l’obbligo del voto, sanzionare chi non si reca ai seggi.
Ferruccio de Bortoli
Certo il “partito degli astenuti” è vario, poiché al suo interno c’è chi non vota “perché tanto sono tutti uguali”, c’è chi preferisce giocare a bocce o a tressette anziché andare al seggio, e chi magari – può succedere – è un po’ stufo di scegliere il meno peggio, magari nella speranza che un giorno il peggio o il meno peggio comincino insieme, finalmente, a occuparsi dei problemi dei cittadini. In realtà anche lo schieramento dei votanti è vario. Nel centrodestra possono esserci coloro che temono ancora l’invasione dei bolscevichi, che detestano i comunisti dovunque si nascondano, chi ha qualche nostalgia del fascismo “che ha fatto cose buone”, e ovviamente abbondano i liberisti, però “il diritto conta fino a un certo punto” (Tajani, Forza Italia). Nel centrosinistra temono il ritorno del fascismo, stanno con i partigiani benché la guerra sia finita da qualche annetto, vogliono tassare i ricchi, sono per i diritti delle persone LGBTQ+, tutti temi, come si può intuire, di larghissimo interesse popolare.
Mentre de Bortoli suggeriva la sua soluzione semplice ed efficace, gli rispondeva lo stesso giorno il Messaggero, quotidiano di proprietà del supericco ottantaduenne Francesco Gaetano Caltagirone. Nell’intero giornale – cinquantadue pagine – non figurava neppure una riga sull’inchiesta giudiziaria aperta sulla scalata di Caltagirone medesimo a Mediobanca per conquistare Generali, ma l’apertura di pagina 6 era dedicata al “fioretto” di Giorgia, cioè alla sensazionale decisione della presidente del consiglio Giorgia Meloni, richiamata in prima pagina, di non bere alcol fino a Natale.
Di che cosa vogliamo discutere allora? Di precariato, tasse, disoccupazione? Lasciamo in pace la politica, meglio evitare argomenti complicati e pensare alla soluzione pratica. Per farli votare, gli italiani vanno minacciati con le sanzioni e, nel caso, accompagnati democraticamente alle urne con i carabinieri affinché decidano in totale libertà chi è il candidato migliore, senza arrogarsi il diritto di astenersi non sapendo chi scegliere.


