Era previsto un ricordo di Stefano D’Orazio, scomparso a novembre 2020, ma Amadeus e Fiorello non hanno trovato neppure un minuto in cinque serate di Festival di Sanremo. I compagni di strada di D’Orazio, cioè i Pooh, vincitori di Sanremo nel 1990 con “Uomini soli” e per cinquant’anni sulle scene (è il gruppo italiano che ha venduto più dischi, oltre cento milioni), non l’hanno presa bene. Riporto di seguito un commento di Claudio Frascella, mio amico che già su questo blog aveva ricordato la straordinaria figura umana e artistica di D’Orazio.
di CLAUDIO FRASCELLA
“Non ci sono scuse, le respingo al mittente”. Stavolta le parole ce le mette lui, Roby Facchinetti, autore delle musiche di decine di successi dei Pooh, commentando la strana amnesia dei due conduttori del Festival di Sanremo, Amadeus e Fiorello. “Hanno perso una grande occasione, quella di mandare un caldo abbraccio a Stefano D’Orazio che quattro mesi fa ci ha lasciati, e alla moglie Tiziana, che come noi tutti era davanti alla tv per assistere al tributo che i due presentatori avevano peraltro messo in scaletta: parliamo del programma ufficiale della serata, per giunta passato alle testate giornalistiche che oggi hanno involontariamente riportato una inesattezza. Perché tutti hanno visto che non c’è stato alcun momento dedicato a Stefano: i giornali, lo so, rimetteranno le cose a posto, non è dipeso da loro, dovevano mandare in stampa il giornale, è il loro mestiere, si sono fidati di una scaletta non rispettata”.
Amadeus e Fiorello, bastavano anche pochi secondi. Dieci al massimo, dice Facchinetti. “Per ricordare un amico che ci ha lasciati quattro mesi fa, uno che è stato su questo palcoscenico, ha cantato e coronato la sua presenza con una vittoria: ciao, Stefano!”. Quanti secondi sono, dieci, dodici? No, sono davvero seccato. Prevedo una reazione di amici, fan, appassionati della musica italiana: brutta pagina quella scritta ieri, a tarda ora, al Festival di Sanremo”.
Vero, Roby. Bastava una gag in meno. Una delle tante. Rinunciare a una lunga, spesso inspiegabile risata di Amadeus alle battute di Fiorello. Ho intravisto due soli minuti in tutto l’arco del Festival, fra il primo e secondo tempo di una partita di calcio, confesso. Penso di averli persi del tutto quei due minuti. Amici, in chat, mi avevano scritto di un tributo riservato a Stefano D’Orazio, sabato, a tardissima sera. Mi collego. Niente. Pensavo lo avessero anticipato. E’ saltato, mi è stato detto. Non volevo crederci. Si saranno scusati, almeno. Niente, mi dicono. Ho appreso il disappunto di Roby Facchinetti e Red Canzian, compagni di viaggio di Stefano con i Pooh. Eppure i due conduttori hanno avuto cinque giorni pieni per dedicare a D’Orazio una frase. Pare avessero in scaletta un duetto su “Uomini soli”, il brano con cui i Pooh vinsero il festival di Sanremo nel 1990. Niente.
Sarebbe stato sufficiente – sufficiente, cazzo! – che uno dei due presentatori avesse chiesto scusa a Tiziana, moglie del popolare batterista scomparso lo scorso novembre. Scuse ai parenti, agli amici, ai fan, promettendo magari di ricordare Stefano a “Domenica in” (cosa che forse faranno, considerando scivolone e lamentele piovute nel frattempo in Rai…).
Avrei voluto vedere le facce degli autori che con impalpabile leggerezza suggeriscono ai due padroni di casa di sorvolare su Stefano, “tanto a quest’ora…”. Cinquant’anni di canzoni, successi e, invece, “si è fatto tardi”. Cinque giorni di spettacolo, neanche dieci, dodici secondi per ricordare l’anima di un gruppo che ha venduto, in mezzo secolo di storia, oltre cento milioni di dischi.
La faccia, l’espressione di Stefano, che ho avuto la fortuna di conoscere, beh, quella posso immaginarla. Sarebbe stata seria, tirata, pensierosa, interrogativa, ma poi, romano generoso, spontaneo, immediato, lui li avrebbe messi al tappeto: “Conto fino a tre, poi sorvolo: non è il caso si intossicarsi la vita, forse doveva andare così. Scusate, dove suoniamo domani?”.
P. S. Per chi non ha memoria, un appunto. È il 2009, tempi di “Ancora una notte insieme”. Appena rientrato dall’estero, il tempo di posare le valigie, stanchissimo, Stefano si precipita da Fiorello che lo ha invitato in un tendone allestito da Sky e piantato a piazzale Clodio, guarda caso proprio di fronte a casa D’Orazio. “Fiore”, lo stesso presentatore che ieri non ha avuto tempo per l’amico che non c’è più, aveva bisogno di ospiti importanti per portare il suo show su indici d’ascolto quantomeno accettabili. Stefano dice sì. Per gli amici non si tira mai indietro. In quell’occasione si diverte anche a farsi prendere per il naso, perché il batterista dei Pooh era una persona vera, sapeva giocare con se stesso; e all’occorrenza sapeva chiedere scusa.
Potevano ricordarsi di stefano non hanno fatto i conduttori di sanremo una bella figura….
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Sono il prof. Maurizio Morlando e mi occupo dell’Insegnamento della lingua Italiana a Mosca (Russia) continuando ad essere uomo di spettacolo (presentatore, cantante/musicista, autore – già Rai ecc). Sono cresciuto con i Pooh militando in una delle prime e prestigiose tribute band in analogico assieme al celebre produttore arrangiatore Roberto Guarino, Gabriele Basile, Umberto Cavaliere e Piero Di Molfetta. Di solito preferisco non replicare, quando sono sconcertato da qualcosa che non condivido, ad esclusione delle forti provocazioni. Cominciamo col dire che il Festival di Sanremo, forse da qualcuno ribattezzato “panem et circenses” andava rinviato soprattutto per rispettare i tanti lavoratori fermi ed impossibilitati a svolgere le proprie mansioni a discapito di un portafoglio sempre più vuoto, per non parlare delle numerose vittime del Covid.
Ma come, davvero non potevamo fare a meno di un Festival come questo? A chi ha fatto comodo tale lucrosa pantomima? Mi chiedo: quest’anno al Festival di Sanremo c’erano gli autori? Concordo in tutto, la trasgressione, il pizzico di volgarità in assenza di validi contenuti, i doveri politici ma…Il nostro Tricolore associato ad un tizio vestito con le piume non può identificare un intero Paese, chi è morto per difendere la bandiera Italiana, chi ha sofferto per restituirci la dignità..Dico bene, l’Italia al primo posto per la cultura, a buon intenditor. In qualità di autore, mi rendo conto che viviamo in un’epoca inflazionata dove davvero è difficile trovare idee innovative e coinvolgenti ma risolvere con la mediocrità assoluta è davvero sconcertante. Sorvolando sul Festival alla “Matrix” dove le auto con i vetri scuri sul retro del Teatro Ariston conducevano gli artisti nel back stage, in un silenzio surreale ed una strada adiacente dove non si percepiva nemmeno il grido dei pipistrelli, andiamo alla conduzione. Il saluto a Stefano D’Orazio, non era importante scriverlo sui testi della sceneggiatura, poichè era una cosa talmente ovvia e spontanea che anche un bambino lo avrebbe ricordato. Stefano ha oltrettutto vinto con i Pooh un Festival e non esistono attenuanti per una tale dimenticanza in tutte quelle serate dove si sono dette un “cumulo di fesserie”. Tale mancanza di rispetto, purtroppo, è sintomatica e ci porta verso un inesorabile declino; si evince che gli organizzatori del Festival della parrocchia di Don Camillo avrebbero fatto meglio. Non riesco ad identificare l’anima di Amadeus ma… Fiorello se ricordo bene era anche amico di Stefano, cos’altro aggiungere? Ho davvero il desiderio di chiedere io stesso scusa a Stefano D’Orazio, per questa pagina deludente della storia della musica Italiana priva di alcun rispetto e professionalità.
Il mio abbraccio va doverosamente ai Pooh ed a Tiziana moglie di Stefano, con tutto il cuore e la sincerità di sempre.
Prof. Maurizio Morlando Mosca (Russia) 08 – 03 – 2021
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Non ho seguito il festival ma ho guardato la registrazione della parte finale il giorno dopo: nell’attesa dei risultati invece di fare quella mezz’ora di intrattenimento comico (per loro!) Fiorello avrebbe potuto omaggiare Stefano magari mandando in onda Uomini soli. Sarebbe stata finalmente musica per le nostre orecchie!
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