Draghi, Salvini e l’antico Sud delle acciaierie condannato alla produzione forzata

di TONIO ATTINO

Il neo presidente del consiglio Mario Draghi ha invitato i suoi ministri alla sobrietà e alla moderazione dimenticando di avere imbarcato tra gli alleati uno dei più grandi parlatori a vanvera della storia della Repubblica: Matteo Salvini. A ventiquattr’ore dal giuramento del nuovo governo e dalla concomitante sentenza con cui il Tribunale amministrativo regionale di Lecce ha intimato a Mittal e Ilva in amministrazione straordinaria (ovvero il più grande produttore mondiale di acciaio e lo Stato italiano, ormai soci) di spegnere gli impianti inquinanti dell’area a caldo, Salvini ha fornito la sua banalissima soluzione. “L’Ilva tu la risolvi dando lavoro a quegli operai e usando quei soldi per le bonifiche e per curare i tarantini. Il lavoro all’Ilva lo dai partendo con i lavori del ponte sullo Stretto”. Semplice. Quando l’ha spiegato (domenica 14 febbraio) a Lucia Annunziata, conduttrice di “Mezz’ora in più”, trasmissione tv di RaiTre, si è capito che le soluzioni sono sempre a portata di mano, ma purtroppo nessuno (tranne lui) riesce a vederle.

Matteo Salvini

L’Ilva, che prima si chiamava Italsider e adesso ArcelorMittal, inquina Taranto e i tarantini da una sessantina d’anni, è stata oggetto di sentenze, studi epidemiologici, indagini, nel 2012 di una mega inchiesta giudiziaria denominata Ambiente Svenduto di cui si attende la sentenza, nonché di contese ambientali, sindacali e amministrative che hanno – ultimo episodio – portato anche alla decisione recentissima del Tar (“grave pericolo per la salute dei cittadini”) sull’ordinanza emessa dal sindaco di Taranto un anno fa, prologo di una decisione definitiva che – nonostante il grave pericolo – dovrà assumere ora con i tempi della giustizia il Consiglio di Stato sull’annunciato ricorso di ArcelorMittal. In questi sessant’anni destinati perciò a diventare sessantuno e poi sessantadue e poi chissà, l’Italsider-Ilva-Mittal ha prodotto, inquinato, subito condanne e continuato a produrre come sempre beneficiando di un sostegno trasversale, dalla sinistra alla destra al centro, dal Pd alla Lega, da Forza Italia ai Cinquestelle, che ne ha garantito la pericolosa sopravvivenza mentre altrove (Genova, e parliamo del 2005, quindi di sedici anni fa) l’area a caldo, cioè gli altiforni, è stata chiusa per manifesta incompatibilità con la salute delle persone.

Adesso però se ne occuperà il governo Draghi che ha un abbondante sostegno trasversale, dalla sinistra alla destra al centro, dal Pd alla Lega, da Forza Italia ai Cinquestelle. Salvini ha già fornito un’anticipazione. Auguri a Taranto.

Mario Draghi

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