Un istante cambiò Marquez, i Pink Floyd e la vocalist venuta dal nulla

Per trenta sterline Clare Torry inventò il racconto della morte. Nacque così il capolavoro The Great gig in the sky. La storia di una svolta improvvisa. Come era già accaduto al grande scrittore colombiano

di TONIO ATTINO

Che cosa sappiamo di Clare Torry? Cantante inglese nata a Londra, festeggerà il 29 novembre 2022 i suoi 75 anni. “Sembra una casalinga” le dissero quando ne aveva 25, cioè quando mise la sua voce dentro uno dei brani musicali dei Pink Floyd contribuendo a trasformarlo in un capolavoro. Fu una sorpresa per tutti. Soprattutto per lei. I quattro del gruppo – Roger Waters, Nick Mason, David Gilmour e Richard Write – ascoltarono la sua voce e si guardarono estasiati. Era nato finalmente The Great gig in the sky.

Questa non è una storia inedita, è una storia di seconda mano, però è bello ripassarla. Andò più o meno così. E’ il 21 gennaio 1973, domenica. Clare entra negli Abbey Road Studios. Nessuna la conosce tranne Alan Parsons, l’ingegnere del suono che darà una mano fondamentale per fare di The dark side of the moon un album grandissimo. Il batterista Nick Mason avrebbe voluto la mezzosoprano Cathy Berberian, il resto della band Madeline Bell o Doris Troy, due voci nere. Prevale la linea di Alan. Quando Clare arriva, si sente un po’ snobbata. E’ bianca e “sembra una casalinga” ricorda Gilmour. Le fanno ascoltare il brano un paio di volte, poi deve cominciare a cantare. Ma cosa? E come? Non sa che cosa fare e probabilmente neppure i quattro della band hanno le idee chiare. “Improvvisa” le dicono.

Spesso c’è un istante che può cambiare il corso di una storia, di un racconto, ma nessuno sa quando questo istante arriverà. Il grande scrittore colombiano Gabriel Garcia Marquez aveva attraversato questo tormento. Cercava sempre un’immagine per cominciare un romanzo e stavolta faticava a trovarla. Per una ventina d’anni ci aveva girato intorno finché nel 1965, guidando sulla strada verso Acapulco, fermò l’auto e disse alla moglie Mercedes: ci sono. Nacque così l’incipit: «Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio. Macondo era allora un villaggio di venti case di argilla e di canna selvatica costruito sulla riva di un fiume dalle acque diafane che rovinavano per un letto di pietre levigate, bianche ed enormi come uova preistoriche… ». Era Cent’anni di solitudine. Uscì due anni dopo.

Gabriel Garcia Marquez

Accade qualcosa del genere il 21 gennaio 1973, domenica, nello studio della casa discografica Emi di Abbey Road, lo studio dei Beatles. Wright, il tastierista dei Pink Floyd, ha da tempo messo insieme una sequenza di accordi ma non ne viene a capo, manca qualcosa. Il brano si chiama inizialmente Religion, poi diventa Mortaly Sequence. Una cosa è chiara: c’è dentro il tema della morte. Ma è incompleto. Così quel giorno arriva la voce di Clare Torry.

Clare in realtà non ha le idee chiare. Ha accettato l’incarico, è il suo mestiere. Fa la corista, in quel periodo registra spot per la tv e quando la chiamano dagli Abbey Road Studios risponde: “Sono disponibile domenica sera”, ma non sa nemmeno per chi dovrà lavorare. Troverà i Pink Floyd. Write le fa ascoltare il brano, le chiede di cantarci sopra. Clare comincia e inventa le parole, “Yeah yeah, baby baby”. “No, non vogliamo parole” le dice David Gilmour. “Pensa alla morte, all’orrore della morte” aggiunge Richard. Clare allora riflette. Usa la voce come uno strumento musicale. Nemmeno una parola. Niente. Fa più di una registrazione, pensa sia un fiasco. Vede la band distratta, quasi si scusa: “Disse mi spiace” racconta Write. Ma i quattro della band non riescono a crederci. Si guardano stupefatti mentre lei va via. “Meraviglioso”. La voce emozionante, struggente di Clare attraversa per più di tre minuti il pezzo dei Pink Floyd. Clare non si rende conto di quanto quella giornata sia stata importante. Saluta, esce dallo studio 3 di Abbey Road, la aspetta Mike, il suo ragazzo. Gli confessa che quella roba lì non uscirà mai. Quando manda la sua parcella per le sue tre ore di lavoro non chiede 15, ma 30 sterline. Ha lavorato di domenica, merita doppia paga. Riprende la sua vita.

Clare Torry

Il primo marzo esce The dark Side of the moon. Dentro ci sono Money, Time, Speak to me/ Breathe, Us and Them, Brain Damage. E c’è The Great già in the sky. Clare non lo sa. Vede la copertina in un negozio di dischi in King’s Road, mentre sta tornando a casa. Lo guarda, scopre il suo nome, lo compra, è curiosa di ascoltarlo. A casa lo mette sul giradischi e capisce. Tutto, c’è tutto. The Great gig in the sky comincia lentamente con gli accordi al piano di Richard Write, dopo un minuto entra lei, prende in pugno il brano trascinandolo in un fantastico, emozionante, commovente saliscendi di note; lo spettacolo nel cielo, la morte come l’ha improvvisata e interpretata lei. Il 30 giugno 1990 Clare Torry sale sul palco con i Pink Floyd per un concerto di beneficienza a Knebworth. E’ un raduno da 120mila persone, ci sono Eric Clapton, Paul McCartney, Robert Plant, Jimmy Page, Phil Collins, Tears For Fears, Dire Straits, Genesis, Cliff Richard. Clare è nel coro e al momento di The great gig è la protagonista. Alan Parsons aveva ragione.

The dark Side of the moon vende sessanta milioni di copie, Clare ha guadagnato trenta sterline. Nel 2004 fa causa alla band e un anno dopo l’Alta Corte di Giustizia britannica le dà ragione dichiarandola coautrice del brano insieme a Richard Wright. Un accordo (riservato) le riconosce i diritti pregressi. Ma lei commenta che non sono i soldi ad averle suggerito l’azione legale. Voleva un riconoscimento da parte dei Pink Floyd. “Se mi avessero mandato una copia autografata del disco e un giubbotto del tour sarei stata soddisfatta” dice. Sono passati quarantanove anni e The great gig in the sky del duo Wright-Torry è un capolavoro che non invecchia. Ma la venticinquenne Clare ha quasi settantacinque anni.

21 maggio 2022

La copertina di The dark side of the moon

L’intervista

L’esibizione di Clare Torry a Knebworth

L’intero concerto dei Pink Floyd

Lascia un commento