Colloquio con Remo Ceccarelli cinque anni dopo la pubblicazione del libro “Il pallone e la miniera” e del docufilm “Terre Rouge”. L’incontro al Café Italia, un tempo Riganelli, uno degli storici luoghi frequentati dagli emigrati italiani
Un anno fa, dicembre 2022, pubblicai sui social la foto di un altoforno. La foto era questa.
Alcuni dei commenti furono scandalizzati. “Che tristezza”. “Raccapricciante”. “Immagino Taranto”. Spiegai subito dopo che non era un paesaggio di Taranto e che quell’altoforno, con lo sfondo di un bellissimo cielo nuvoloso, era spento da un bel po’ di anni. Restaurato alla perfezione, era diventato una parte significativa del nuovo paesaggio urbano di Esch-sur-Alzette, sud del Lussemburgo, una terra in cui miniere e acciaierie avevano caratterizzato la vita per decenni e offerto lavoro a migliaia di lavoratori, in larghissima parte italiani, voltando poi pagina e diventando, nel 2022, Capitale europea della cultura. A Esch in quei giorni di un anno fa ritrovai Remo Ceccarelli, protagonista sia del mio libro Il pallone e la miniera sia del docufilm Terre Rouge, realizzato con il mio amico regista Luigi Mezzacappa. Fu l’occasione di riprendere, a distanza di cinque anni dalla pubblicazione di entrambi – libro e documentario – il discorso sulle prospettive di una terra uscita dall’epopea mineraria. Figlio di un minatore emigrato dalla Romagna, Remo ha raccontato per anni la storia della sua famiglia che ha incrociato le vicende di due conflitti mondiali, le lotte operaie, le disavventure degli italiani in una terra inizialmente ostile. Il video che voglio proporvi, realizzato e montato da Alessandro, mio figlio, è appunto l’incontro con Remo Ceccarelli, prima in un breve giro a Esch e poi nel Cafè Italia, il vecchio, storico Riganelli, luogo frequentato dai dagli emigrati italiani.
