di TONIO ATTINO
Per la scuola italiana il 2019 si chiude con due notizie su due ex ministri. Al primo, Marco Bussetti, in carica nel vecchio governo Lega-Cinquestelle, la Corte dei Conti ha chiesto la restituzione di 24mila euro per essersi fatto rimborsare missioni non istituzionali e avere intascato una diaria alla quale non aveva diritto. Il secondo ministro, Lorenzo Fioramonti, si è dimesso dall’esecutivo ancora in carica perché dal governo Pd-Cinquestelle si aspettava “più coraggio”, cioè un po’ di soldi in più per istruzione, università e ricerca. Quando tre mesi fa si era insediato, Fioramonti aveva chiesto non meno di tre miliardi, altrimenti – disse – mi dimetto. Gliene hanno dati due, si è dimesso. E’ stato di parola.

Bussetti e Fioramonti non sono esattamente due estranei, anzi si conoscono bene. Quando a giugno 2018 il primo divenne ministro all’Istruzione su designazione della Lega nel governo Conte 1, il secondo ne assunse il ruolo di vice su indicazione dei Cinquestelle. Fioramonti era vice ministro quando Bussetti (febbraio 2019) affermò che il Sud non aveva bisogno di fondi ma di lavoro: “Più sacrificio, più lavoro, più impegno. Vi dovete impegnare forte”. Essendo Bussetti di Gallarate e con indosso la casacca della Lega, qualcuno immaginò che le sue parole fossero ispirate a un sentimento anti meridionale, poi però Bussetti tentò di spiegare che doveva essere stato frainteso anche dalla telecamera che lo aveva ripreso. Ignorava ancora che il suo altissimo senso del dovere (“più sacrificio, più lavoro…”) sarebbe purtroppo finito all’esame della Corte dei Conti. La quale – ha scritto Repubblica tenendo la contabilità – gli chiede adesso la restituzione di 13.519,51 euro per 44 “missioni false”, cioè viaggi non riconducibili al servizio, e di 10.500 euro intascati per tre mesi di diaria ai quali il ministro avrebbe avuto diritto se fosse rimasto a Roma almeno per quindici giorni in ogni mese oggetto di contestazione: agosto 2018, marzo e agosto 2019.

Quando a settembre Fioramonti fu promosso ministro al posto di Bussetti nel governo Conte 2 scoprì – diversamente dal suo ex capo – che i soldi servivano sia al Sud sia al Nord: spiegò che servivano almeno tre miliardi e disse di essere affascinato dal modello scolastico finlandese. “In Finlandia si è ridotto l’orario scolastico, facendo insegnamenti trasversali, inserendo nuove tecnologie in modo divertente e accattivante e rendendo così la matematica più accessibile a tutti”.
Deluso per l’insuccesso e dopo le dimissioni diventate esecutive il giorno di Natale, Fioramonti ha rilevato che “le risorse non si trovano mai quando si tratta della scuola e della ricerca, eppure si recuperano centinaia di milioni di euro in poche ore da destinare ad altre finalità quando c’è la volontà politica”. Ha scoperto in un tempo record che la politica grazie alla quale è diventato ministro non intende sostenere la scuola, l’università e la ricerca. Sono passati appena tre mesi dalla sua nomina e appena uno dall’impietosa statistica della fondazione Agnelli sulla scuola italiana secondo cui gli edifici che accolgono le scuole sono in gran parte vecchi, inadeguati, insicuri e ci vorrebbero 200 miliardi per ristrutturarli. L’Istat ha aggiunto che non sono a misura di disabili. “Soltanto il 32% delle scuole risulta accessibile dal punto di vista delle barriere fisiche: più critica la situazione del Mezzogiorno dove il 26% di scuole è a norma”.
Beh, alla Finlandia ci pensiamo un’altra volta. Adesso attendiamo il successore di Bussetti e di Fioramonti.
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28 dicembre 2019
Ma ora i ministri diventano due: uno per la scuola, uno per l’università
E Bussetti replica a Repubblica: tutto in regola (9 gennaio 2020)
