Muovendosi nella clandestinità, gli scout aiutarono i partigiani. Ma anche gli ebrei. I fascisti. I nazisti. Chiunque fosse perseguitato trovava accanto qualcuno delle Aquile Randagie. La storia di chi salvò 2100 esseri umani (tra i quali Montanelli, Fanfani e la figlia di Mussolini) nel libro O.S.C.A.R. La resistenza scout. Lo scoutismo clandestino dopo il 1943 scritto da Luca Maria Pernice

di TONIO ATTINO
Nel 1926, quando Mussolini fondò l’Opera Nazionale Balilla per educare i giovani italiani al fascismo, il movimento scout, nato nel Regno Unito nel 1907 e arrivato in Italia sei anni dopo, venne soppresso per legge. In realtà non scomparve mai, perché quasi immediatamente in Lombardia riaffiorò come gruppo clandestino. Il nome richiamava i racconti di Rudyard Kipling. Le Aquile Randagie giurarono che avrebbero resistito un giorno in più del fascismo, sicché il periodo della Giungla Silente attraversò il regime sfociando naturalmente, dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943, in una formazione che aveva l’obiettivo di salvare il maggior numero di vite. La promessa di ogni scout, «aiutare gli altri in ogni circostanza», donò la salvezza a migliaia di persone. Ebrei. Fascisti. Italiani che non avevano aderito alla Repubblica sociale. Nazisti sfiniti dalla guerra e inseguiti dai partigiani.

Muniti di documenti falsi stampati nel collegio San Carlo di Milano o in capannoni dismessi di Cinisello Balsamo, i ricercati venivano accompagnati tra i boschi affinché, seguendo i percorsi battuti dai contrabbandieri, potessero superare la rete di protezione eretta contro gli spalloni e varcare la frontiera svizzera. Più di 2.100 esseri umani salvarono la pelle così. Anche il giornalista Indro Montanelli. Anche un futuro presidente del Consiglio, Amintore Fanfani. Anche il campione di scherma Edoardo Mangiarotti. Perfino Edda Ciano, la figlia di chi aveva soppresso gli scout, il Duce, riuscì a fuggire nascosta sotto il fieno nel carro di un contadino.
Oscar era l’acronimo di Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati e fu un’organizzazione nata negli ambienti cattolici, creata da alcuni sacerdoti. La storia di questa impresa viene ricostruita da Luca Maria Pernice, collaboratore di «Famiglia Cristiana» e del «Corriere del Mezzogiorno» della Puglia, in O.S.C.A.R. La resistenza scout. Lo scoutismo clandestino dopo il 1943 (Andrea Pacilli Editore, pagine 190, 15). Si ritrovano in queste pagine personaggi come Giulio Cesare Uccellini, nome in codice Kelly (il fondatore delle Aquile Randagie), don Giovanni Barbareschi (il salvatore di Montanelli), di don Andrea Ghetti, animatore di Oscar, nome in codice Baden.
Baden come Robert Baden-Powell, l’ufficiale della cavalleria inglese che nel 1899, durante l’assedio di Mafekin, nel corso della guerra anglo-boera, reclutò ragazzini dai nove anni in su utilizzandoli come sentinelle, barellieri, staffette. Gli inglesi riuscirono a ricacciare indietro i boeri e nello stesso tempo nacquero gli scout, che oggi sono, nel mondo, 40 milioni.

Le donne ebbero un ruolo importante, in Oscar. Carlottina, cioè Carla Coquio, nascose nella sua locanda di San Giorgio Ligurno di Cantello, al confine italo-svizzero, centinaia di persone. Anche il cardinale di Milano, Alfredo Ildefonso Schuster, chiuse un occhio, a volte tutt’e due, sapendo che cosa stesse accadendo. E un giorno, all’uscita del carcere, attese un sacerdote che era stato torturato, si inginocchiò e gli baciò le mani. Negli anni del fascismo, gli scout furono con i partigiani contro la dittatura e contro i partigiani in difesa dei fascisti in fuga. Con i perseguitati, contro i persecutori. Nel settembre del 1943 don Ghetti accompagnò un ufficiale britannico della Raf oltre la frontiera svizzera e si sentì dire: «Dopo tutto quello che vi abbiamo fatto ci aiutate ancora». Ma era questo lo spirito di Oscar. Lo spirito degli scout.
Corriere della Sera, 17 agosto 2020
Ottimo, come sempre.
Claudio
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