E’ difficile avere opinioni d’estate, vi racconto i miei trentacinque giorni a Palermo

Era il 1992, d’estate. Il 23 maggio Giovanni Falcone fu ucciso a Palermo insieme alla moglie Francesca Morvillo e agli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro. Meno di un mese dopo, il 19 luglio, vennero uccisi Paolo Borsellino e cinque agenti della scorta, Agostino Catalano, Emanuela Loi, Vincenzo Li Muli, Eddie Walter Cosina e Claudio Traina. Nei terribili giorni delle stragi di mafia, è a Palermo anche Tommaso Anzoino. Preside del liceo classico Archita di Taranto, intellettuale, scrittore, Anzoino ha una verve particolare che mette nelle sue collaborazioni con i giornali. In quel periodo scrive una rubrica per una rivista tarantina, Fuoriorario. Il direttore Elena D’Armento gli chiede un un’opinione, tema a piacere. No, un’opinione anche d’estate? Tommaso, un po’ pigramente, accetta. Così scrive dei suoi giorni a Palermo come presidente di commissione agli esami di Stato, delle stragi, di Falcone e Borsellino, della passione più grande della vita – la scuola – e della sua città, Taranto. Rileggerlo a trent’anni esatti da quei giorni – oggi, estate 2022 – fa capire che cosa ancora ci stiamo perdendo. Tommaso se n’è andato nel febbraio 2021. Era stato assessore alla Cultura negli anni Ottanta in una giunta a guida Pci (era di sinistra, però mai irreggimentato nelle idee dominanti del partito di riferimento). Studioso di Pierpaolo Pasolini al quale aveva dedicato un libro-intervista nel lontano 1970 (Pasolini), negli ultimi anni aveva scritto come editorialista sul Corriere del Mezzogiorno-Corriere della Sera edizione pugliese. Il suo ultimo libro, Storie di mezza giornata, è edito da Mandese.

Il preside Tommaso Antonio in una foto del 2004, mentre osserva i suoi studenti entrare nello storico liceo Archita di Taranto

di TOMMASO ANZOINO

Mi telefona il Direttore e mi dice che Fuoriorario sta per ri-uscire: vuole la mia opinione. 

Le dico che, a fine agosto, un’opinione ancora non me la sono fatta: sto ancora facendo i bagni. Sono uno che la vita se la vuole godere fino in fondo.

La sera poi, al villaggio, la tiriamo lunga, fino alle due di notte, col poker o col quintino. Ditemi se in queste condizioni si possono avere opinioni.

Non riesco neanche a leggere il giornale: il massimo che riesco a fare, sul versante dell’informazione, è vedere il TG tre.

Mi dice: “Fai un temino: come hai trascorso l’estate”.

E subito mi viene un’idea geniale, giornalisticamente parlando: chiediamo a tutti i VIP di Taranto come hanno trascorso l’estate: a chi fa il temino migliore gli diamo un attestato, una cosina insomma. Per intanto, faccio il mio temino. I primi trentacinque giorni dell’estate li ho passati a Palermo, a fare gli esami di maturità.

La prima cosa che mi hanno detto è stata:

“Il prossimo sarà Borsellino!”.

Era la riunione d’insediamento della commissione e stavamo parlando di quelle cose lì.

Dopo di che ho partecipato alla catena umana per Falcone, e poi alla manifestazione dei Sindacati, per Falcone.

Però mi sono anche divertito: sono anche andato alla Favorita, alle corse: ho vinto undicimila lire.

Gli esami sono andati cosìcosì: la ciucciagine delle alunne palermitane è più o meno la stessa delle alunne della mia scuola, e credo di quelle di tutte le scuole della Repubblica. E non ho ricevuto una “segnalazione” che è una. Quasiquasi sono rimasto deluso.

Tommaso Antonio

Poi, naturalmente, cultura a tutta forza. Segesta, Selinunte, Agrigento, templi, sole, cicale: da stordirsi.

Il “clou” a Gibellina vecchia, la città del Belice distrutta dal terremoto. Sepolta da una collina bianca, un’immensa colata di cemento imbiancato, di Burri. Sotto la luna piena di luglio diventa uno sterminato palcoscenico, e sopra si rappresenta una guerra, quella raccontata da Flavio Giuseppe, lo storico ebraico dei tempi di Roma; e la grande Hanna Scygulla recita in tedesco, sotto la luna.

Da piangere di commozione.

Il giorno dopo, domenica, hanno ammazzato Borsellino.

Stavamo nella piscina dell’albergo, perché a Mondello, una delle spiagge più rinomate d’Europa, il mare è inquinato.

Siamo andati di corsa al televisore e uno ha detto: 

“Si sapeva!”.

Dopo tre giorni ho finito gli esami: ho dovuto staccare un assegno di tre milioni per saldare il conto dell’albergo: il Ministero della Pubblica Istruzione ci ha pregato di anticipare noi i soldi, perché stanno in ristrettezze. Non sono riuscito ad accettare la situazione col mio solito fair play, e sono diventato volgare, all’indirizzo di Rosa Russo Jervolino, che, poveretta, non c’entra.

“E’ il Ministero del Tesoro!”.

Quello che dice che dobbiamo fare sacrifici.

Da quel giorno, la sera, mi mantengo a friselle. Basta col caviale.

Anche perché devo pagare l’ICI, e devo mettere qualcosa da parte per la stangata d’autunno, che, mi ha fatto sapere Amato, in confronto, tutte le stangate precedenti sono cose da ridere. E’ un genio, Amato. Mi accorgo che sto divagando. Si vede che non ho un’opinione precisa.

Dunque, sono tornato a Taranto e mi sono subito informato sugli eventi culturali dell’estate tarantina.

Mi hanno detto che il Comune, quest’estate, stava un po’ scarso; in compenso, la Provincia aveva fatto le cose in grande: il “top” era la tappa del Cantagiro.

Mi hanno anche detto che c’è stata una polemica, diciamo con un “dibbattito” culturale, di quelli con due “b”.

I soliti moralisti che non pensano che con trecento milioni appena, più i trecento dell’anno scorso, la nostra città si è rifatta l’immagine agli occhi dei teleutenti estivi di tutta l’Italia.

Penso che dovremo costruire subito una decina di alberghi per tentare di far fronte alle prossime invasioni di turisti che hanno visto la nostra città, per la seconda volta, ospitare il Cantagiro.

Quest’anno, tra l’altro, mi hanno detto, c’è stato anche l’assessore che si è esibito.

Io non l’ho visto. Soffro di gastrite.

da Fuoriorario, agosto 1992


Storie di mezza giornata
Il libro postumo di Tommaso Anzoino

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